mercoledì 6 maggio 2015

[passaggio a livello]


Le porte aperte... semichiuse, sono frontiere [transiti] spiragli che invitano all'incontro, consonanze che impreziosiscono. Le porte chiuse, viceversa, sono confini [linee di demarcazione] barriere che nulla lasciano entrare né uscire, tantomeno preservano, bensì ci derubano [imprigionano]. Io le porte non le so chiudere, tutt'al più poi, se chi entra impiatriccia... inquina un poco, pennelli in mano,  poi tinteggio... rischiaro [rinfranco].

Un altro mondo m’accetta, m’accoglie,
m’assorbe, mi assolve.


~ Henri Michaux ~
da "Vers la complétude"


~ Graffi_ti di Vita... ~
(immagine da web)


[…] Potrei dirti di quanti gradini sono le vie fatte a scale, di che sesto gli archi dei porticati, di quali lamine di zinco sono ricoperti i tetti; ma so già che sarebbe come non dirti nulla. Non di questo è fatta la città, ma di relazioni tra le misure del suo spazio e gli avvenimenti del suo passato: la distanza dal suolo d'un lampione e i piedi penzolanti d'un usurpatore impiccato; il filo teso dal lampione alla ringhiera di fronte e i festoni che impavesano il percorso del corteo nuziale della regina; l'altezza di quella ringhiera e il salto dell'adultero che la scavalca all'alba; l'inclinazione d'una grondaia e l'incedervi d'un gatto che si infila nella stessa finestra; la linea di tiro della nave cannoniera apparsa all'improvviso dietro il capo e la bomba che distrugge la grondaia; gli strappi delle reti da pesca e i tre vecchi che seduti sul molo a rammendare le reti si raccontano per la centesima volta la storia della cannoniera dell'usurpatore, che si dice fosse un figlio adulterino della regina, abbandonato in fasce lì sul molo. Di quest'onda che rifluisce dai ricordi la città s'imbeve come una spugna e si dilata. Una descrizione di Zaira quale è oggi dovrebbe contenere tutto il passato di Zaira. Ma la città non dice il suo passato, lo contiene come le linee d'una mano, scritto negli spigoli delle vie, nelle griglie delle finestre, negli scorrimano delle scale, nelle antenne dei parafulmini, nelle aste delle bandiere, ogni segmento rigato a sua volta di graffi, seghettature, intagli, svirgole.

~ Italo Calvino ~
"Le città invisibili ~ Zaira"

10 commenti:

  1. uno nella città ci si deve immergere, la deve vivere, sentire a misura, o oltre misura, ma sentire

    io le porte non ho prorpio imparato come si fa a chiuderle, resto qui in balìa del mondo

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    1. Amanda :)

      come te oltre a non aver imparato come si fa a chiuderle le porte, mi rincrescerebbe… amareggerebbe farlo, e concordo non basta immergersi [vivere] per esserci… esistere veramente, bisogna soprattutto voler/saper sentire [comprendere, ascoltare, intuire e tanto altro] così come forse acconsentire… concedere/si delle possibilità

      che è sempre meglio restare in balìa del mondo... della vita, anche se può succedere a volte di uscirne fuori un po’ sballottati, stropicciati, che sani e salvi... illesi, ma altresì in un certo senso vaccinati… immuni alle emozioni, sensazioni ecc… che siano carezze o schiaffi.

      :) … così come dice Raymond Carver, parafrasando… sostituendo la parola scrivere con “vivere”

      “Non ho niente da insegnare, e non voglio fare prediche. L'unica cosa che so è che voglio (scrivere) vivere più che posso, e con la maggior accuratezza possibile.”

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  2. Come sempre leggendo quello che hai scritto mi sono fermato a pensare, a ricordare.
    A volte delle porte ho dovuto chiuderle, ma non le ho mai chiuse a chiave ... sarebbe bastato bussare per tornare ad entrare ... è che bussare richiede umiltà, perchè non sai se dall'altra parte sono disposti a dirti "avanti"... specialmente se l'ultima volta hai lasciato tutto a soqquadro...
    Un saluto e l'augurio di una buona giornata.

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    1. Mr.Loto :)

      quello che scrivi, che di fronte ad una porta chiusa si possa poter bussare per essere nuovamente accolti è assolutamente vero, viceversa è anche vero però... non so… che un uscio chiuso già di per sè distanzia/respinge quelli che potrebbero essere dei tentativi/desideri di bussare… chiedere permesso. Forse chissà, una soluzione neutrale… indolore potrebbe essere quella di lasciare socchiuso, o al limite a mo’ di misura preventiva mettere una catenella, che consenta così indipendentemente da quale parte della porta ci si trovi, di sbirciare ^ _ ^ e magari fare noi il primo passo, perchè...

      "Anche una vista affilata fino all’onniveggenza, a nulla ti servirà senza il senso del partecipare." ~ Wislawa Szymborska ~

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    2. mi piace che ti piace :)
      un caro saluto

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  3. il confine può essere temuto, può essere scavalcato o può essere abitato. abitare il limite mi sembra il consiglio più nutriente che via via mi sono data in tutti questi anni. :-*

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    1. Manu :)

      bellissimo, sì... ci sto, abitare il limite, che può essere infine... uscio, zona franca, principio, fine, si insomma una molteplicità di dimore... realtà... possibilità... prospettive

      e riguardo al''essere... c'è una poesia simpatica ma che contiene altresì un bel monito... metafora di vita, perchè al dunque...

      No' semo quella razza
      che non sta troppo bene
      che di giorno salta fossi
      ​​e la sera le cene.

      Lo posso grida' forte
      fino a diventa' fioco
      no' semo quella razza
      che tromba tanto poco.

      Noi semo quella razza
      che al cinema s'intasa
      pe' vede' donne 'gnude
      e farsi seghe a casa.

      Eppure, la natura ci insegna
      sia su' i monti, sia a valle
      che si po' nascer bruchi
      pe' diventa' farfalle.

      Noi semo quella razza
      che l'è tra le più strane
      che bruchi semo nati
      e bruchi si rimane.

      Quella razza semo noi
      l'è inutile far finta:
      c'ha trombato la miseria
      e semo rimasti incinta.
      ​​
      ~ Carlo Monni ~​

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  4. che bella! se ci fai caso, linee maginot, linee d'ombra, passaggi... scriviamo (e leggiamo) sempre della stessa cosa! :-*

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    1. sì sono riflessioni... pensieri, elucubrazioni :D che spesso ci accomunano :**

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