lunedì 29 giugno 2009

l'Amore ai tempi...


Dante, era giunto a Roma nella città eterna, nel '48 a soli 16 anni per lavorare nella fabbrica dello zio, fabbrica, che si trasformò anche nella sua casa. Di giorno ragazzo tutto fare, di notte guardiano, a fargli compagnia solo i cani. Chissà come dovevano sembrargli vuoti ed immensi quei capannoni, ma lui era forte e battagliero, da piccolo aveva già sconfitto la poliomelite, che gli aveva regalato un'andatura leggermente claudicante, per via della gamba rimasta offesa.

Solo... nella grande città, senza una guida, per parecchio tempo le carte e gli amici del bar furono il suo passatempo. Silvia, l'aveva conosciuta nello stabilimento, faceva la lavorante stagionale, bella, seno prorompente, lunghi capelli neri raccolti dietro la nuca, come conveniva ai tempi

e se ne innamorò

conquistarla, frequentarla non fu facile, il padre di lei era autoritario, all'antica, potevano uscire solo accompagnati dalla sorella più piccola, e poi, il suo piccolo difetto fisico turbava i genitori, si sa "la diversità rende gli uomini ignoranti e spaventa".

Alla fine si sposarono, Dante per migliorare la propria posizione decise di iscriversi alla scuola serale, prendere quel diploma che gli eventi, la guerra, e le difficoltà familiari gli avevano negato da adolescente. Da allora sono passati 47 anni, di difficoltà ne hanno attraversate molte, ma Dante e Silvia sono ancora insieme, la vita ha regalato loro una bella famiglia, quando si riuniscono con i figli e i nipoti si siedono in dieci a tavola, ed è uno spasso vederli battibeccare, lo fanno di continuo, per qualunque cosa.

venerdì 26 giugno 2009

Errar mi è dolce


L'ho fatto di nuovo, accidenti,
distrarmi... è che mi piace, è più forte di me

ci sono momenti in cui proprio non ho voglia ~ mi rifiuto di ascoltare, ed allora, mi rifugio nel mio piccolo mondo, il "mio grembo materno" come lo chiamo io, dove le voci mi giungono da lontano... ovattate, mi avvolgono e cullano dolcemente.

Il risveglio però, è sempre traumatico, come un parto... [ridatemi il mio utero ~ fatemi rientrare] e così, all'improvviso, mi ritrovo espulsa ~ rigettata ad affrontare titubante e smarrita la realtà, soprattutto, quando a parlarti era il tuo capo! Fortuna però che il mio alter ego, la perfettina, quella "so tutto io, penso a tutto io" quant'è noiosa... rimane super vigile, così, alla fine, riesco sempre a destreggiarmi

comunque, mi sto perfezionando
e le mie tattiche sovversive, diventano ogni giorno più raffinate.


immagine vladstudio

martedì 23 giugno 2009

Anima mundi


"Anemos ~Vento"

Mi delizia la brezza delicata che maliziosa mi avvolge, scarmiglia i capelli, m'accarezza. Mi intriga se sussurra nelle orecchie parole ~ voci carpite lontano, è pettegolo e screanzato il vento, s'intromette nei discorsi senza chiedere permesso. Mi turba e disorienta quando si mette a mulinare, e impertinente ti solleva la veste. Mi stuzzica se scaltro, porta alle nari profumi trafugati ad un giardino o al passato, odori ~ aromi appetibili e variegati.

c'è... un vero e proprio
microcosmo nel vento, un mondo parallelo
dove tutto vive, e nulla invecchia.

~ ascolta ~


venerdì 19 giugno 2009

Elsinore


Elsinore, ama la fotografia, filtrare la realtà che la circonda, vedere le cose attraverso i suoi occhi che a loro volta guardano attraverso l'obiettivo che per ultimo le delimita, nel tentativo di rendere unico e immortale quel preciso istante, come a voler fermare il tempo. Perché non ce ne sarà mai un altro identico, neanche ripetendo la stessa inquadratura dopo pochi secondi.

La sua prima vera macchina fotografica l'ha comprata nel 1984, una Nikon F301, frutto di un'intera estate passata a lavorare come barista, tutti i giorni, dalle quindici fino all'orario di chiusura. Poi, nel tempo, per non farla sentire sola, trascurata, le ha comprato diversi obiettivi e accessori vari, nonchè una bella borsa dove riporre il tutto, per proteggerla. Periodicamente la smonta e pulisce, ci tiene che sia sempre lustra e presentabile.

Fotografare, per Elsinore è un po' come fare l'amore
~ l'incantesimo dei preparativi passato a scegliere l'obiettivo più adatto tra il 28 mm il grandangolo o lo zoom, valutando se servirsi o meno di un filtro, "adora il seppia e l'effetto nebbia"
~ poi studiare l'inquadratura migliore, è capace di rimanere immobile senza respirare per minuti se decide di catturare un determinato particolare
~ ed infine, affinare l'udito in attesa del click finale che catturerà per sempre quel momento, lasciandole addosso una sensazione di appagamento.

Ma la vera magia, si avvera quando finalmente sviluppate le foto, può constatarne il risultato. Per questo non ama le digitali, nonostante le usi, troppo immediate... guardi la foto appena scattata, e se non ti piace, "delete". Ti tolgono il gusto dell'attesa ~ dell'imprevisto, il piacere tattile che si prova nel toccare la pellicola vergine, tirare la linguetta ed agganciarla, bene, perchè scatto dopo scatto, avanzi, imprimendo su se stessa, il suo modo di vedere il mondo, e catturarne l'essenza.

Elsinore tanto ama fotografare però quanto detesta farsi riprendere. Per lei è un'interminabile tortura stare immobili davanti all'obiettivo, ne è intimorita, ha come l'impressione che voglia scavarle dentro, coglierla in flagrante, far emergere il suo lato oscuro, segreto, e così, nel tentativo di risultare il più naturale possibile, sorride...

mercoledì 17 giugno 2009

Tre cavalli


Ho appena finito di leggere il libro di Erri de Luca: "Tre cavalli", e mi ha molto colpita il suo pensiero riguardo i libri, non li avevo mai considerati così:

"Leggo solo libri usati. I libri nuovi sono più petulanti, i fogli non stanno quieti a farsi girare, resistono e bisogna spingere per tenerli giù. I libri usati hanno le costole allentate, le pagine passano per lette senza tornare a sollevarsi."

Leggo i libri in fine di esercizio... leggo gli usati perché le pagine sfogliate e unte dalle dita pesano di più negli occhi, perché ogni copia di libro può appartenere a molte vite e i libri dovrebbero stare incustoditi nei posti pubblici e spostarsi insieme ai passanti che se li portano dietro per un poco e dovrebbero morire como loro, consumati dai malanni, infetti, affogati giù da un ponte insieme ai suicidi, ficcati in una stufa d'inverno, strappati dai bambini per farne barchette, insomma ovunque dovrebbero morire tranne che di noia e di proprietà privata, condannati a vita in uno scaffale.
 


 ~ foto da web ~

lunedì 15 giugno 2009

Enigmi


I bambini

mai nati
quelli che ancora
non hanno sembianze umane
ma sono solo un piccolo abbozzo
della vita che saranno

dove vanno?

Forse
l'unico cimitero
che a loro è concesso

è il cuore di chi
anche solo per pochi mesi
li ha portati in grembo.

sabato 13 giugno 2009

Binari


Binari
testimoni malinconici
di mille viaggi e sconfinati paesaggi.

Un'intera vita
trascorsa a correre
paralleli, verso l'orizzonte
chilometro dopo chilometro

fianco a fianco
senza potersi mai sfiorare, incontrare
come tiepidi amanti che si danno la schiena

immutata nel tempo la direzione

solo l'inizio e la fine.


~ foto da web ~

mercoledì 10 giugno 2009

Polvere


La polvere, se potesse
potrebbe raccontarti molte cose
ha una sua memoria, insidiosa, parassita

si nutre di ricordi
con indifferenza, arrogante
si deposita su libri ~ foto ~ quadri
vecchi mobili di case abbandonate

prende possesso.

Pensi di poterla catturare
ma è solo una parte infinitesima
e Lei, beffarda, controluce, danza
e torna a sedimentare, ad estendere il suo dominio

domenica 7 giugno 2009

le Nozze


Le note erompono dal Violoncello e dal Sassofono nella piccola chiesetta romanica, adorna solo di spighe, girasoli e mele "il frutto proibito ~ del peccato", sacro e profano che si fondono


il Violoncello
sembianze femminili
voluttuoso, florido seno
vitino da vespa e morbidi fianchi
voce acuta ~ a tratti grave

il Sassofono
più mascolino
longilineo ~ slanciato
timbro profondo ~ graffiante

note che scuotono gli animi
arrivano diritte al cuore e si congiungono
in perfetta armonia, come sposi davanti all'altare.



giovedì 4 giugno 2009

Papaveri


Fragili
corolle rosse
e un cuore nero
dal vento schiaffeggiati
ondeggiano timidi nei campi

su esili steli
tra margherite
e spighe di grano

come braci ardenti


foto di albafucens

lunedì 1 giugno 2009

Adalgisa


Adalgisa, si guarda allo specchio, due piccoli solchi che l'aratro del tempo ha impresso sul suo viso, le incorniciano le labbra carnose, ai lati, come due angeli custodi. Quando sorride si accentuano, formando delle piccole increspature, come quando getti un sasso nell'acqua. Tutto sommato le piacciono e ci si è affezionata, anche se preferisce definirle rughe di espressione, che fa charmant.

Non arrossire, però, quello lo detesta! Dire che è timida è un eufemismo, basta uno sguardo, un sorriso complice o anche semplicemente pensare di poter arrossire, perché si accenda come un cerino.

Gli occhi color nocciola sono piccoli e avidi, lesti nel catturare tutto quello che entra nel loro campo visivo, per archiviarlo con meticolosità, e custodirlo gelosamente. Le ciglia corte, lo sono sempre state, troppo. A tredici anni, convinta che come i capelli  potessero rinforzarsi e crescere più lunghe le ha tagliate, pregustando trepidante il momento in cui avrebbe finalmente sfoderato uno sguardo da cerbiatta, ZAC! ma nulla...

Il naso è piccolino, ed è il suo più fido alleato, ogni qualvolta ha bisogno di concentrarsi, o è imbarazzata, lui si lascia accarezzare e strofinare con l'indice o il medio, a volte da entrambi, e la tensione svanisce. Adalgisa gli è molto riconoscente e grata per averla tratta d'impaccio più di una volta, poi... se è particolarmente imbarazzata, attorciglia allora le ciocche dei capelli attorno all'indice, mordicchiandosi il labbro inferiore.

Con una mano si riavvia i rossi capelli, che una volta erano ramati e naturali, cercando di domarli. Ma più che pettinarli lei li spettina, tanto è da quando era piccina che hanno assunto una loro distinta identità, quasi a voler essere quello che lei non ha mai avuto il coraggio di...
Ribelli.

Un ultimo fugace sguardo, evitando di soffermarsi sulle sue forme, ma d'altra parte si sa, il seno per essere bello deve entrare in una coppa di champagne, e il suo, allora, lo è. Certo, è imbarazzante veder scivolare qualcosa nella scollatura e ritrovarselo miseramente tra i piedi, o nelle scarpe, se prima non si è fermato nell'incavo dell'ombelico.

Quindi sospira... e pensa tra sé e sé che tutto sommato nell'insieme può andare. Anche i quadri naif nella loro semplicità... In fondo il tempo è stato clemente con lei, si sa... Bacco ~ tabacco e Venere, riducono l'uomo in cenere, e sarà forse perché lei non ha mai fumato, e in quanto al resto, eh... diciamo, parsimoniosa, o perché i segni, quelli veri li porta dentro di sè, ma non dimostra la sua età.

Però vorrebbe.
Significherebbe aver vissuto intensamente,
essersi lasciata travolgere dagli eventi anziché averli schivarti attentamente.


"Poi ori lontanissimi e uno zaffìro, nel cielo: come cigli, a tremare sopra misericorde sguardo. Quello che, se poseremo, ancora vigilerà. I battiti della vita sembra che uno sgomento li travolga come in una corsa precìpite".

Carlo Emilio Gadda "L'Adalgisa".