giovedì 6 marzo 2014

[Lips]


"Ègira"


ci sono parole, emozioni
che di{vagano} smarriscono l'orientamento
intimoriscono, titubano, dissuadendosi dal palesarsi
non ardiscono indossare [svelare] una voce

naufragano

[a fior di labbra]


~ Patrice Murciano ~


"Nello spazio tra un sì e un no, c'è tutta una vita.
E' la differenza tra il sentiero che percorri e quello che ti sei lasciato dietro
è il divario tra chi hai osato pensare di poter essere e chi sei veramente
è il posto vuoto per le bugie che ti racconterai in futuro."

~ Jodi Picoult ~


sfogliando pensieri, memorie, timori, e leggendo Baol "Caffeine"


"... così sono le rinunce, delle specie di azzardi con l'esistenza, con se stessi. A volte, sapete, si rinuncia a dire un "ciao" pur avendolo nelle corde vocali, pur avendolo sulla punta delle dita e nemmeno sai se è un bene o un male. "

13 commenti:

  1. Quelle parole le vedo, chiare, andare alla deriva e vorrei trovassero la loro strada, forse, un giorno, presto, un faro si riaccenderà.

    E' quello che spero.

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    1. Baol :)
      eh... spero si accenda anche per me "più prima che poi" un faro che mi illumini e guidi, io per prima, sono assai più brava a trattenere che non a rilasciare, sono così tante, troppe, le parole, le emozioni, inespresse che imprigino, e che vagano, naufragano...

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  2. com'è difficile scegliere signora mia

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    1. amanda
      sì... è difficilissimo, credo che un po' per tutti, a seconda dei contesti, gran parte delle scelte che facciamo o meno nella vita, siano condizionate dal nostro vissuto, da una miriade di percezioni... sensazioni che ci limitano e dominano: dall'indecisione, perplessità, insicurezza, timidezza, smarrimento... e tanto altro, altresì, forse, essenzialmente, dal timore di rendersi fragili e vulnerabili.

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  3. A parte il fatto che l'immagine di Patrice Murciano è prossima alla sindrome di Stendhall... tutto il resto è spiazzante, regala una sorprendente – e piacevole – sensazione di straniamento... Forse perché tra un “si” e un “no” vi sono mari di forse in cui sperare un salvifico naufragio, o la deriva definitiva. Ed il ricordo di un paio di cose apparentemete diverse, ma solo apparentemente (istruzioni per l'uso... leggere quel che segue, ossia la seconda, con il sottofondo della prima http://www.youtube.com/watch?v=OzVdqB1hKBo ) “"Quando non può lottare contro il vento e il mare per seguire la sua rotta, il veliero ha due possibilità: l'andatura di cappa che lo fa andare alla deriva, e la fuga davanti alla tempesta con il mare in poppa e un minimo di tela. La fuga è spesso, quando si è lontani dalla costa, il solo modo di salvare barca ed equipaggio. E in più permette di scoprire rive sconosciute che spuntano all'orizzonte delle acque tornate calme. Rive sconosciute che saranno per sempre ignorate da coloro che hanno l'illusoria fortuna di poter seguire la rotta dei carghi e delle petroliere, la rotta senza imprevisti imposta dalle compagnie di navigazione. Forse conoscete quella barca che si chiama desiderio." (“Elogio della fuga”, Henry Laborit)

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    1. Giò :)
      l'immagine la trovo meravigliosa anche io, è emozionante, delicata e sensuale al contempo, mi piace assai, assai, il tratto, l'espressione, le tonalità "che sono colori.. sfumatue che adoro.

      ... e dici bene, tra un "sì" e un "no" vi sono forse un mare di "forse", sfumature, sfaccettature, di sicuro ogni scelta, implica di per sè un eco... nela vita facciamo sempre delle scelte, La vera scelta non è mai tra il fare una cosa e il non farla. Ma tra il farla o non farla per coraggio oppure per paura. (M. Gramellini, da L’ultima riga delle favole)

      e ho seguito il tuo consiglio, ho letto quanto hai scritto, e sto altresì scrivendo mentre la musica "La fine del cinema muto", va... bella, particolare, non la conoscevo,ah il cinema muto mi piace tutt'ora ancora :)

      molto bello, corrispondente alle maree della vita questo..."Elogio della fuga"
      leggere del veliero, il mare, vento ... mi ha rammentato versi tratti da

      "Antologia di Spoon River" di Edgar Lee Masters

      George Gray

      Molte volte ho studiato la lapide che mi hanno scolpito:
      una barca con vele ammainate, in un porto.

      In realtà non è questa la mia destinazione, ma la mia vita.

      Poiché l'amore mi si offrì ed io mi ritrassi dal suo inganno;
      il dolore bussò alla mia porta
      ed io ebbi paura;
      l'ambizione mi chiamò,
      ma io temetti gli imprevisti.

      Malgrado tutto avevo fame di un significato nella vita.

      E adesso so che bisogna alzare le vele e prendere i venti del destino,
      dovunque spingano la barca.

      Dare un senso alla vita può condurre a follia,
      ma una vita senza senso è tortura
      dell'inquietudine e del vano desidero;
      è una barca che anela al mare eppure lo teme.

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    2. altresì, io, per attinenza, citerie anche questa :)

      Un ottico

      Daltonici, presbiti, mendicanti di vista
      il mercante di luce, il vostro oculista,
      ora vuole soltanto clienti speciali
      che non sanno che farne di occhi normali.

      Non più ottico ma spacciatore di lenti
      per improvvisare occhi contenti,
      perché le pupille abituate a copiare
      inventino i mondi sui quali guardare.
      Seguite con me questi occhi sognare,
      fuggire dall'orbita e non voler ritornare.

      tratto da uno degli album tra i più belli di Fabrizio De Andre
      "Non al denaro non all'amore né al cielo" che si ispira all'Antologia...

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    3. C'è una stranezza che mi tormenta e che mi hai rievocato con questa cosa di De André... mi rendo conto che ha scritto delle cose straordinarie e le ha rese magnifiche interpretandole con un'intensità che, credo, nel suo genere, abbia poche possibilità di essere avvicinata da chicchessia (Brassens certo, ma non mi vengono in mente altri, per adesso). Eppure non l'ho mai seguito molto, ancorché mi rendessi conto della sua grandezza. Credo dipenda da un certo snobismo da cui ero affetto quando sfornava capolavori come quelli ispirati dall'Antologia di Spoon River... magari avevo Edgard Lee Masters sul comodino, ma le canzoni di De André, nemmeno in musicassetta. Se ne parlava troppo ed io avevo l'ansia di stare con i dimenticati, gli ignorati: pensavo, vabbé, tanto se non l'ascolto io mica rimane isolato. Così, al contrario, strimpellando la chitarra, m'ero fatto un repertorio assai poco condiviso (Le cose di Brassens tradotte da Svampa, perché erano irriverenti, Gianfranco Manfredi, perché tingeva di rosso, Piero Ciampi, quando mi beccava la vena intimista, per poi finire con Lolli, perché quando suoni la chitarra davanti ad un falò, se poi ti diverti troppo la tua coscienza di classe patisce rimorsi). Ora ho sufficienti anni e meno pulsioni pruriginose per andarmi a riascoltare Fabrizio De Andrè (cerco di recuperare il tempo perduto), e questa cosa che hai ricordato depone per l'esistenza, se non di tutte, almeno di una buona parte delle Muse! :-)

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    4. Brassens... :)
      citato unitamente a De andré direi che ha un suo perché, lo stesso Fabrizio si spirò infatti per la canzone "Le Passanti" a Brassens, che a sua volta si ispirò ad una poesia di Antoine Pol. De André, come molti altri cantautori suoi contemporanei, anche io e i mei amici, lo cantavamo seduti sui muretti, il marciapiede, davanti ad un caminetto, pizzicando la chitarra :)

      :) "...mi beccava la vena intimista, perché quando suoni la chitarra davanti ad un falò, se poi ti diverti troppo la tua coscienza di classe patisce rimorsi" bello, non l'avevo mai visto in quest'ottica.

      Faber, era un meraviglioso cantautore, poeta, cantore altresì degli emarginati "Anime perse" con i suoi testi, oltre ad emozionare (come altri) grazie all'ironia, incisiva, dissacrante, mai irriverente, però, sempre elegante, è stato altresì una voce di denuncia contro il potere e tanto altro, possedeva una sensibilità, garbo, grazia, intensità, carisma, unici, "per me" rimane uno dei cantautori tra i più bravi, se non il migliore.

      grazie anche a te Giò
      per i tuoi ricordi, per queste belle testimonianze (io andrò a documentarmi su Gianfranco Manfredi, Lolli) e grazie altresì per l'attenzione :)

      un sorriso

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    5. Adoro la poesia francese... ne ho messa una proprio nel prologo del mio ultimo libro che ha visto le stampe ( http://lalentezza.altervista.org/la-pietra-celeste/ ) non è "Le Passanti" ma ma ci si avvicina molto ("A una passante" - una sola - di Charles Baudelaire"). :-)

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  4. Credo di comprendere, Elena. C'è una forza che spinge e un'altra che trattiene e, scontrandosi, s'annullano a vicenda.
    Forse spostando un po' il fulcro un passo indietro ... o forse, invece, uno avanti ...
    Salutone :)

    Davide

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    1. sì Davide :)

      sicuramente spostare un po' il fulcro, non può che aiutarci a trovare il giusto equilibrio, siamo sempre un po' in lotta con noi stessi, credo che forse (oggi vado di citazioni) possa un po' sposarsi con quello che dici, questa frase :)

      "Un giorno scoprii un piacere nuovo e proprio mentre lo sperimentavo, un angelo e un diavolo si incontrarono alla mia porta, e subito si diedero battaglia; l'uno asserendo, che il mio piacere di nuovo conio era un vizio, e l'altro una virtù...e ancora combattono."

      ~ Seneca ~

      un sorriso :)

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