giovedì 8 agosto 2013

[Rumore Silente]


La mancanza, è come la sindrome dell'arto fantasma,
prude, duole, là, dove l'assenza, lo spazio disabitato, non dimentica...

R[esiste].




"Io SoNo Di LeGNo"

Il legno sembra fermo, ma è sottoposto
a pressioni interne che lentamente lo spaccano.
La ceramica si rompe, fa subito mostra dei suoi cocci rotti.
Il legno no, finché può nasconde, si lascia torturare ma non confessa.


~ Giulia Carcasi ~

22 commenti:

  1. E'vero; è la metafora del coraggioso e chi è più coraggioso dell'albero? Guarda dritto in cielo, senza paura.

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    1. :) mi piacciono gli alberi, affondano le radici nel terreno, protendono i rami verso il cielo, la pioggia, il sole, l'aria li custodiscono e nutrono, offrono riparo [protezione], sono rigenerazione, rinascita, metamorfosi e tanto altro, simbleggiano la vita, altresì, narrano ed illustrano la nostra storia [albero genealogico]

      "L'uomo è come un albero e in ogni suo inverno levita la primavera che reca nuove foglie e nuovo vigore." (Vasco Pratolini)

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  2. Ma è meglio essere legno, che tiene dentro finchè non si "lacera" piano piano, o ceramica che si rompe subito?
    Forse bisogna trovare un giusto compromesso.

    Un sorriso

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    1. Un giusto compromesso :) sì, credo sia la soluzione giusta, un po' trattenere un po' rilasciare, ma deve esserci empatia, concomitanza di eventi, cose, persone e così via

      "Questa è la cosa peggiore, secondo me. Quando il segreto rimane chiuso dentro non per mancanza di uno che lo racconti ma per mancanza di un orecchio che sappia ascoltare." (Stephen King)

      ... e in un mondo quale il nostro, dove la maggior parte delle persone sono sempre più spesso, un po' distratte, di corsa, trovare chi sa soffermarsi, rallentare, affrettarsi lentamente e conceder(e)si tempo è "forse" una rarità.

      un sorriso anche a te :)

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  3. Conoscevo la poesia di Giulia Carcasi; tempo fa mi era capitato di leggerla e mi aveva molto colpito ... perchè, in fondo, credo che siamo tutti un pò come il legno, altrimenti saremmo constantemente preda delle passioni. Per quanto riguarda la mancanza, effettivamente è come l'hai descritta; quello che però mi chiedo spesso è se il tempo possa prima o poi attenuare questa sensazione in chi la prova....
    Buona serata.

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    1. del libro di Giulia Carcasi "Io SoNo Di LeGNo", c'è un'altra frase che mi ha molto colpita:

      "Essere pioggia non è facile. Devi concederti solo alle terre che hanno bisogno di te, altrimenti allaghi."

      racchiude un significato molto profondo, la nostra sete, desiderio di protezione, ascolto, sostegno, conforto, il nostro bisogno di esser(e)ci, riconoscer(e)si, o anche più semplicemente di svago, di regalarsi un attimo di sospensione, ridere, riflettere e tanto altro, non sempre corrisponde a quello degli altri

      ... non ci si completa, manca, mai allo stesso modo, ma è giusto così, altrimenti sarebbe un baratto, e non un dono, un regalo naturale, genuino, spontaneo, ascoltare, accogliere e accudire, custodire.

      poi il tempo sicuramene attenua, scarcera, chiarifica, tutto scorre e sedimenta, lo spazio vuoto, però, rimane, R[esiste], non lo sostituisci nè rimpiazzi, rimane lì a tenerci compagnia.

      buona giornata :)

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  4. Azzeccato il paragone con l'arto fantasma ;-) Tuttavia, come ti accorgi che l'arto non può far male perché non c'è, così, rendendoti conto che ciò che pensi ti stia facendo male non è lì, anche quello può cessare di fartene ;-)
    Una volta mi successe proprio così. Ero in palestra, molti anni or sono, ed ero "disperato" per questioni di cuore. All'improvviso ebbi come una illuminazione: mi guardai attorno e mi resi conto che lì non c'era nessuno che potessi farmi male... nemmeno "lei". Come per incanto la sofferenza svanì :-)

    www.wolfghost.com

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    1. "forse" il male peggiore è quello che ci infliggiamo da soli, ma i meccanismi dell'indole umana, della sfera emotiva, sono talmente sfaccettati, ricchi di sfumature, enigmatici, disordinati, incoerenti e chi più ne ha più ne metta :) da sottrarsi a qualunque legge razionale, saggia, possa esistere.

      poi, chiaramente Panta Rei... :)
      rimane "forse", solo un po' di amarezza, sensazione di incompiutezza

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  5. ...resiste...fino allo stremo...

    bentornata :**

    lu

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    1. sì ed io Resisto e persisto :)

      poi, per quanto riguarda la mancanza, mi sa tanto che devo essere un'opera incompiuta, a me manca sempre un po' tutto [che non è da confondere con l'ingordigia, desiderio, bisogno di avere di più o qualcosa di meglio], a me basta davvero poco, è proprio una sensazione come di menomazione, incompiutezza, come se ci fosse una piccola ecchimosi, versamento... dal quale tutto s[fugge] un po'.

      il lato positivo però, è che questa lacunosità, frammentarietà, mi spinge a mettermi in discussione, cercare, dare ospitalità, e a volte, a stupirmi anche, ancora, nonostante il mondo, non sia sempre buono con te.

      grazie, un abbraccio forte **

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  6. meglio di legno che di coccio e assenti piuttosto che mancati, ma tanto è lo stesso, alla fine l'ordine s'inverte cambiando senso alla nostra marcia

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    1. :) ah beh, io allora sono irrecuperabile, perchè oltre ad essere di legno, sono altresì di coccio [nel senso di recidiva, perché la vita, non mi insegna...mai]

      riguardo poi alla mancanza e all'assenza, no, non sono la stessa cosa... (ci ho scritto una cosa, un pensiero, non molto tempo fa, magari più in là... ci faccio un post), entrambe, comunque, sia che dipenda da noi o da terzi, cambiano il percorso della nostra vita, altresì, un po' lo arricchiscono

      grazie per la visita

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  7. Ecco cosa dovrebbe imparare la gente, a R[esistere]

    ciao amica mia

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    1. io mi esercito tutti i giorni, ogni giorno, sempre un pezzetino di più, e speriamo che me la cavo :)

      un abbraccio maghetto *

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  8. Il legno è Vita che, senza alcun rumore, si avvolge su sé stessa per generarne altra, altra e altra ancora in molti più modi di quanti possa percepirne il nostro limitato occhio.
    Buone vacanze, cara Alba.

    (nero)Davide(azzurro)

    p.s. tecnico: sorry per l'anonimo ma Blogger non mi fa accedere col prfilo WP, chissà perché.

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    1. sì il legno è vita, calore, colore, si avvolge... è una spirale, è il DNA della vita, ed è vero, non tutto è visibile, alcune sfumature, riesci a coglierle solo se ti soffermi, e oltre a guardare, acuisci tutti gli altri sensi, ascolti, annusi, assapori, tocchi.

      e grazie in ritardo per l'augurio

      p.s.
      davide anonimo ma non troppo :)
      sul perché tu non riesca a commentare con il tuo profilo wdp, non saprei proprio come aiutarti (ho controllato le mie impostazioni e i commenti sono aperti a tutti senza limitazioni) ci sono altri amici che lo fanno, ma non so come si loggano, magari mi informo :)

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  9. Dolorosamente vera questa tua considerazione sulla mancanza.

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    1. sì, "forse" perché la mancanza, è essenzialmente, principalmente, uno stato d'animo, tocca, lambisce, le nostre corde emotive più profonde, sensibili.

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    1. il 21 agosto in vacanza lo ero ancora, sono rientrata il 25, ma in realtà lo sono sempre un po' in vacanza, nel senso che di tanto in tanto, qualche giorno di vacanza, metaforicamente parlando lo prendo anche da me stessa... :)

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  11. un vecchio proverbio cinese dice che il dolore è la -rappresentazione del dolore-( qui combacia con la tua visione dell'arto invisibile) se cancelli la rappresentazione il dolore svanisce
    la forza della mente è la forza dell'anima del legno? essa scricchiola mentre si muove, geme e nessuno la sente...il dolore invisibile è pur sempre un dolore, il cancellarlo si muterebbe nella mostruosa apatia

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    1. concordo il dolore parimenti alle gioie, non va cancellato, ma comunque serbato, mette a dura prova le nostre fragilità, insicurezze, lascia segni cianotici sulla pelle, e dentro, ma ci consente altresì di conoscer(e)ci meglio, trovare in noi le risorse per trasformalo in un arricchimento, ma te lo dico sicuramente meglio, così...

      "Un luogo incerto"

      "Qualunque cosa, bellissima o bruttissima, lascia sempre un po' di sè negli occhi di chi guarda. E' risaputo. Del resto, è proprio da questo che la si riconosce."

      "Che cosa?" - domandò Estalère.
      "Quello che ho appena detto. L'estrema bellezza o l'estrema bruttezza. La si riconosce da quello choc, da quella briciola che resta."

      "Ma di quei frammenti di cose viste, uno che se ne fa, dopo?"
      "Li riordina, li dispone come stelle, su un grande cartone che si chiama memoria."

      "E non si possono buttare via?"
      "No, non è possibile. La memoria non ha una pattumiera."

      "E allora cosa deve fare, uno, se non li vuole?"
      "Li aspetta al varco per ucciderli [...] oppure non ci bada."

      ~ Fred Vargas ~

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