custodire, è istintivo [intrinseco] non è una cosa che scegli di fare [essere] o che si può compiere senza che residuino gemme o schegge, desistere... darsi per vinti [abdicare] non serve, non tutela, fondamentale nel farlo... è essere però sempre passe-partout, mai grimaldello
... io {custodisco} altresì esploro, infine, intimamente,
siamo talmente spaziosi... [senza confini] c'è posto per tutti.
Si tratta di solitudini che si interrompono? Di pseudo comprensione? E' questione di riconoscersi nell'altro per qualche verso? Insomma com'è che alla fine due persone sconosciute diventano quasi "importanti" l'uno per l'altra?
Non ha senso entrare in contatto così con una persona e poi andare via. Non lo capisco. Lo strano è che io sono un asociale, ma quando entro in contatto con uno sconosciuto – anche se si tratta solo di un sorriso o di un cenno con la mano, che non credo sia considerato un vero contatto ma per me lo è – mi sembra che dopo non possiamo andarcene ognuno per la sua strada come se niente fosse.
Immagino la sua vita come una piramide, un iceberg di cui vedo solo la punta, la punta minuscola, ma sotto la superficie la piramide si allarga, si allarga verso il basso e nel passato, sempre più indietro, tutta la vita gli sta sotto, gli sta dentro, le mille cose che gli sono successe, e il risultato è quel momento, quel secondo in cui mi ha sorriso.
Credo che sia questo a farmi paura: la casualità di tutto. Persone che per te potrebbero essere importanti, ti passano accanto e se ne vanno. E tu fai altrettanto. Come si fa a saperlo? (…) Andandomene mi sembrava di abbandonarlo, di passar la vita, giorno dopo giorno, ad abbandonare la gente.”
~ Peter Cameron ~
"Un giorno tutto questo dolore ti sarà utile"